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Stateless: gli invisibili del centro di detenzione

Immaginate di vivere in un posto lontano assediato dai talebani, quello che i giornalisti hanno raccontato più volte sui quotidiani. Immaginate anche di aggirarvi per il centro e di notare: macerie, volti scossi dal dolore, corpi coperti di sangue, donne stuprate, tanta malvagità che vi fa pensare: “E’ ora di scappare!”.

Questi scenari sono il grande perché di molti arrivi di immigrati sulle coste mondiali. Stateless racconta i viaggi disperati, le speranze, le lotte psicologiche e fisiche di tanti uomini e donne in un centro di detenzione realizzato dal governo australiano. Qui le persone aspettano di essere valutate per un eventuale rilascio della VISA (la cittadinanza australiana).

I protagonisti della serie proposta da Netflix sono persone: fragili, traumatizzate e senza documenti. In questo centro di detenzione cercano la porta con la scritta: “Futuro”.

La mini serie (sono solo sei episodi e credetemi volano) raccontano le avventure di Sofie Werner (interpretata magistralmente da Yvonne Strahovski, la ricorderete nella moglie del Comandante in The Handmaid’s Tale), una hostess con una famiglia un po’ troppo ingombrante (vogliono trovarle un marito e farle dei fare dei figli visto che si avvicinano pericolosamente i 40) che in un momento di sconforto si allontana dalla casa materna e si avventura in un centro motivazionale.

In uno degli episodi viene narrata una nuova Sofie, mentalmente instabile e vittima di soprusi psicologici e fisici da parte di una coppia malvagia (i leader di una setta che si finge interessata a migliorare la vita delle persone). Ecco che qui Sofie incontra Pat (Cate Blanchett) e Gordon (Dominic West lo ricorderete in The Affair), marito e moglie con delle strane inclinazioni. Sofie trascorre oltre un anno dentro questa setta e si allontana dai parenti specialmente dalla cara sorella Margot con cui aveva un feeling speciale. Ad un certo punto qualcosa accade, qualcosa di brutale. Un trauma che rende la sua mente un pavimento fragile, basta un passo per romperlo e la conduce alla vita per strada, al furto e all’arrivo infine al centro di detenzione (non anticipo altro se no la spia “Allarme Spoiler” si accende immediatamente.

Parallelamente alle vicende della giovane hostess ci sono quelle di una famiglia Afghana di quattro persone, guidate da Ameer (è interpretato da Fayssal Bazzi) un insegnante alla ricerca di una vita migliore. Il giovane padre dopo aver lavorato per un periodo e aver accumulato una discreta somma trova un gommone che aiuterà la sua famiglia a raggiungere le coste australiane, ma qualcosa va storto. Ameer viene raggirato da un clan della zona e derubato, non ha più il suo passaporto e fa di tutto per recuperare quella somma e inviare almeno le donne in Australia. Ci riuscirà? E soprattutto la famiglia rimarrà unita?

Stateless è un viaggio emozionante nella vita di coloro che non hanno più nulla da perdere ma tutto da guadagnare, un percorso interiore fatto di sensi di colpa e paure (in questo caso vi segnalo il ruolo della guardia del centro di detenzione Cam (Jay Courtney).  La mini serie racconta anche le incoerenze governative, le difficoltà organizzative e l’impossibilità per alcuni di realizzare il proprio sogno di cittadinanza. Tanta fatica per fuggire e tanta rabbia nel rimanere bloccati in un luogo isolato da tutto e da tutti dove nessuno è disposto ad ascoltare.

Netflix propone la serie in lingua originale, non perdete questa occasione e soprattutto riflettete su come siamo fortunati ad avere spazio e libertà di fare tutto ciò che ci passi per la testa. Buona visione.

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