The Mauritanian: torture, confessioni e guerra legale

Oggi vi parlerò di un film proposto di recente da Amazon Prime “The Mauritanian”, che narra la storia di Mohamedou Ould Slahi un giovane arabo, ingiustamente rinchiuso nel carcere più temuto al mondo, Guantànamo.

Un campo di prigionia gestito dagli americani e posizionato a Cuba a ridosso del mare, un luogo isolato dove per anni le torture sono state le protagoniste della vita dei tanti uomini disperati.

The Mauritanian è un film diretto da Kevin Macdonald e vede nel cast: Jodie Foster, Shailene Woodley, Tahar Rahim, Denis Mènochet e molti altri. Una serie di attori famosi e di talento, che raccontano una vicenda reale e disperata. Un caso legale che ha sconvolto l’opinione pubblica.

Mohamedou Ould Slahi è interpretato da Tahar, il suo avvocato grintoso è Nancy (Jodi Foster), l’assistente legale Teri (Shailene Woodley) e l’accusa è di Stuart (Benedict Cumberbatch). 

La trama: 

Mohamedou è stato contattato telefonicamente (qualche mese prima degli attentati alle torri gemelle del 2001) dal cellulare di Bin Laden, e da quel momento per la CIA e le autorità statunitensi è entrato a far parte della lista dei sospettati. Lo hanno incolpato di essere uno degli artefici del recruiting dei piloti che hanno dirottato gli arei che poi si sono schiantati sulle Torri Gemelle. 

Mohamedou è una persona cosmopolita, di cultura infatti da piccolo ha lasciato la Mauritania dove viveva per studiare in Germania. Un uomo con dei principi e valori, coinvolto nelle proteste di piazza e legato inconsapevolmente ad esponenti alquanto pericolosi.

Mohamedou a causa di queste brutte conoscenze, viene arrestato all’improvviso e nel 2002 trasferito nella prigione di Guantànamo, da allora i suoi familiari hanno perso ogni sua traccia. E’ una storia ricca di scene davvero toste e non adatte agli animi sensibili. Un film che mostra come sia facile dire: “Io sono colpevole” quando qualcuno minaccia di portare a Guantànamo tua madre, e ti priva del cibo e dell’ acqua per giorni. Il protagonista della vicenda è stato: torturato più volte, sessualmente umiliato, picchiato e privato del sonno. Un percorso difficile dove la mente e il corpo sono stati messi a dura prova.

Solo grazie all’aiuto di Nancy il suo legale, riuscirà ad ottenere un processo e soprattutto a essere rilasciato nel 2016 (ha trascorso ben 14 anni a Guantànamo). 

Un film che mostra l’importanza della legge, per tutti, e soprattutto di come la rabbia e l’odio spesso non permettano di individuare il vero colpevole della vicenda. 

Vi consiglio di non perdere di vista neanche Stuart l’avvocato ingaggiato dai militari statunitensi, che dopo aver approfondito il caso ha deciso di non proseguire con l’incarico. Come può un intero governo condannare un innocente? Non approfondire e soprattutto dimenticare le leggi? E con questo interrogativo vi lascio alla visione del film e alle performance sempre top di Jodi Foster. 

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