The Guilty: una chiamata che cambiò tutto.

Qualche giorno fa ho avuto l’opportunità di vedere su Netflix The Guilty, un film del 2021 diretto da Antoine Fuqua e che vede protagonista il bravissimo e bellissimo (diciamolo pure) Jake Gyllenhaal. Un film ricco di tensione, che racconta le avventure di un ufficiale di polizia di Los Angeles assegnato temporaneamente al 911. 

Il servizio 911 è a cui gli americani si rivolgono in caso di emergenze al fine di ricevere in tempi brevi i soccorsi. 

Joe (Jake Gyllenhaal) risponde a chiamate di ogni tipo, alcune davvero banali e ridicole, e altre invece intricate con dei retroscena inquietanti. Una delle telefonate che poi si sviluppa tappa dopo tappa nel film racconta di un sequestro di persona, una donna Emily, finge di parlare con la figlia e fa capire all’operatore del 911 di essere in compagnia dell’ex marito violento. 

Joe si preoccupa sin da subito e allerta le autorità, ma a Los Angeles c’è anche un bruttissimo incendio che sta impegnando l’80% delle forze di polizia, questa complicazione non ci voleva proprio e rallenta ogni singola azione. 

Joe prova ad usare le sue conoscenze per accelerare le cose, ma non vi riesce, rintraccia il numero di targa del veicolo, prova anche a chiamare l’ex marito della donna e lo trova insolente e aggressivo più che mai. Ogni chiamata, ogni progresso rende partecipe il pubblico sull’evoluzione della storia. 

Molti si chiedono: Chi è Emily? Che cosa sarà accaduto in quella casa prima del sequestro? L’ex cerca vendetta? I bambini come stanno? Sono feriti?

L’ufficiale grazie all’uso delle avanzate tecnologie messe a disposizione del 911 riesce a rintracciare il numero di cellulare di Emily, rimasto al domicilio, qui risponde Abby la primogenita. La bambina informa Joe di: essere a casa da sola con il fratellino, di aver paura, di notare del sangue sui vestiti di Oliver (l’altro piccolo). Dettagli inquietanti che delineano un quadro preciso all’agente del 911. Dopo varie peripezie Joe riesce a mobilitare degli agenti ed a introdurli nella residenza, e da qui tutto sfugge di mano. 

Emergono dettagli inquietanti, difficoltà e fragilità, ed il protagonista si ritrova a dover gestire una situazione che gli ricorda il suo ruolo di padre e anche di uomo separato. 

L’ufficiale di polizia si trova al 911 perchè ha agito di impulso e non ha rispettato alcuni protocolli, ha ferito e ucciso un giovane e ora deve affrontare il processo. Si presenterà davanti al giudice a testa alta o troverà un modo per nascondersi e farla franca? Ma tutti (ne sono certa) ci stiamo domandando che fine ha fatto Emily e se riuscirà a salvarsi. 

Un film incentrato su un solo soggetto, delle voci e due semplici location (le sale di emergenza del 911), la fotografia regala ansia dal primo secondo grazie ai colori scuri. E’ un opera qualitativamente interessante, ti incolla letteralmente al divano e mostra come le vite degli altri e le relative sfortune possano aiutare a riflettere sulle proprie colpe. Buona visione. 

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