La regina degli scacchi: fragilità e talento insieme per un viaggio appassionante

Da poco è uscita una serie favolosa su Netflix, sto parlando della Regina degli Scacchi, che devo ammettere ha conquistato proprio tutti anche coloro che di scacchi non sanno nulla (me compresa). 

La protagonista è Elizabeth Harmon (interpretata magistralmente da Anya Taylor Joy), in alcune movenze e gestualità mi ha ricordato la fantastica Audrey Hepburn. 

A parte la bellezza dell’attrice, lo stile è inconfondibile e la grazia vi incanterà. 

La storia è incentrata su una ragazza sola e sfortunata, ma con un talento per gli scacchi che le permetterà di ottenere una fama internazionale. 

Harmon (nella mini serie da sette episodi) viene chiamata così, è una bambina con una mamma con dei seri problemi psicologici, il padre le ha lasciate da tempo anche se ha provato ad allacciare un rapporto. La bambina è povera, poco seguita sul piano educativo ed affettivo e spesso si trova testimone di atti irresponsabili dalla madre. 

Avviso spoiler, avviene un incidente stradale che vede vittima la madre di Harmon, la bambina viene portata in un orfanotrofio noto della zona dove trascorrerà parecchi anni.

L’orfanotrofio è un mix di regole e di avventure che le permetteranno di scoprire: la sua grande passione per gli scacchi, tra pillole calmanti, ritmi serrati e abbastanza rigidi e un amico custode la vita di Hermon assume quasi delle sfumature gioiose. 

Una bambina prodigio, che grazie agli scacchi viene notata dalle scuole vicine e che a causa di una trasgressione perderà la possibilità di giocare per un pò di anni.

L’elemento sorpresa avviene quando finalmente una famiglia decide di adottarla (è ormai adolescente) e viene seguita da una donna eccentrica ma premurosa. Harmon dovrà confrontarsi in una realtà completamente diversa, il liceo i gruppi e le differenze con le coetanee, la vita famigliare complessa a causa di un padre adottivo assente per l’80% del tempo e una madre con delle dipendenze difficili da eliminare. 

Harmon grazie a 5 dollari ottenuti in prestito al nuovo padre inizia a partecipare ai tornei, cittadini, provinciali e poi nazionali arrivando a conoscere anche il miglior giocatore di scacchi americano Benny.

Benny (Thomas Brodie-Sangster ve lo ricordate in Maze e anche nel Trono di Spade) a differenza di Harmon è sfrontato, rigoroso e all’inizio si prende gioco della ragazza. La sfida tra i due sarà uno stimolo per Harmon e sarà anche un ottima base per un amicizia di lunga durata.

La talentosa Elizabeth incontrerà nella sua strada tantissime persone che da nemici sono poi diventati dei favolosi alleati. La storia di questa ragazza è anche una forma di rivendicazione sociale, una donna che negli anni sessanta si cimenta in una disciplina sportiva prettamente maschile, immaginatevi che scalpore. 

La regina degli scacchi con i suoi sette episodi di circa 50 minuti (credetemi si vede senza fatica) è anche un viaggio nelle fragilità umane, dipendenze, carenze affettive, rabbia e scoperta di sé.

Al momento è la serie più vista su Netflix, se non lo avete ancora fatto, dedicate questa sera al primo episodio e se avete spunti e commenti, sono qui. Buona visione.

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